=We Have A Dream=

Discussione su Una bella avventura..., tolleranza

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bellaciao!
view post Posted on 26/5/2008, 16:05




"Quando inizia il viaggio, il ragazzo si accorge che la realtà non ha nulla o poco da fare coi suoi progetti fantastici. Il paese che immaginava giallo è verde: quello che pensava rosso è celeste. I due viaggi, quello fantastico e quello reale, quello delle guide e quello del mondo, ora si accordano ora si combattono".
I bambini della mia generazione amavano giocare al viaggio, inventavano, seduti sopra l'atlante, peregrinazioni e soste in luoghi lontani e sconosciuti. Chiedevano ai nonni di raccontare loro grandi avventure e magnifiche scoperte, come solo i bambini dell'era di Peter Pan sapevano fare. Cercavano sull'atlante "l' isola che non c'è" e da adulti comprendevano che l'isola non c'era davvero mai stata. Era solo un pretesto per cercare qualcosa, per affrontare l'avventura della ricerca, della vita.
I viaggi fantastici di quei bambini erano viaggi veri e propri, fatti di immaginarie esplorazioni, di nuove sensazionali scoperte e di avventurosi incontri con altre civiltà. Erano i viaggi dell' uomo avventuroso e bramoso di scopreire sensibilmente nuove diversità. Il viaggio di oggi è quello del turista straniero, che fotografa paesaggi, ma che ha paura di interagire con altri uomini, con altra gente, di fotografare diversi costumi e sconosciuti riti.
L'avventura dei bambini è il viaggio di Ernesto Guevara, che prima di essere "Che" aveva percorso in un anno intero tutto il SudAmerica, con una motocicletta, come ci racconta nel suo diario "Latinoamericana". Il viaggio ha reso il "Che" l'uomo che ricordiamo; l' incontro con la povertà, con la malattia, la scoperta dello sfruttamento degli uomoni (che in Occidente chiamiamo i deboli), lo ha spinto al cambiamento, alla rivoluzione.
Il viaggio è partenza ed è meta; è l'inizio di un percorso ed è l'arrivo a superare limiti spazio-temporali e culturali; ogni arrivo è una partenza, considerando nuovi limiti e nuove difficoltà, nuovi colori e nuovi riti. Il viaggio è lento, a volte è difficile da affrontare.
I viaggiatori di oggi sono professionisti, sono uomini e donne che hanno unito il mestiere alla volontà di ricerca, alla ricerca di libertà interiore, di libertà da se stessi, dai limiti sociali di propri paesi.
Il viaggio culturalmente simboleggia la ricerca, il percorso della vita, (" una vita senza ricerca non è degna di essere vissuta", Socrate); la cultura stessa è fatta di viaggi, da Ulisse ad Enea, da Dante a Foscolo, per citarne alcuni.
Il viaggio come percorso magnifico e tortuoso, stimolante e arrendevole è l'essenza dell'esistenza stessa, del movimento vitale, del cambiamento come evoluzione, della crescita come sviluppo, della libertà come idealismo.
Nella simbologia Occidentale il viaggio è vita. I viaggiatori Omerici non esistono più, oggi ci sono i "vacanzieri", ceto sociale benestante che invade ogni isola tropicale in zona - ovviamente - costiera.
L'ideale del viaggio sta perdendo la connotazione di scoperta, di nuovi orizzonti, forse perchè oggi non esiste più la letteratura che invitava al viaggio descrivendo i "nuovi mondi" e i "nuovi popoli". Oggi abbiamo l'immagine di quell' ipotetico luogo lontano, ne abbiamo addirittura i suoni. Siamo così assuefatti alla diversità e ne abbiamo superficiale conoscenza e concezione. La cultura del diverso, i suoi colori e le sue parole sono irraggiungibili, proprio ora che tutte le frontiere sono aperte e materialmente accessibili, ma totalmente inavvicinabili umanamente e spiritualmente. Non abbiamo più niente di solidale; l' individualismo che ha attaccato l' uomo Occidentale è un virus letale che chiude i legami e ne impedisce la costruzione. Non sappiamo più viaggiare perchè il viaggiatore non è mai individualista, forse egocentrico, dal momento che parte per se stesso, anzi parte da se stesso per affrontare l'altro, per accettarlo e tollerarlo, per amarlo.
 
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